Questo capitolo di Digging-Up. Atlas of the Blank Historesè basato su un’indagine conoscitiva della Cappadocia (Turchia), alla ricerca di narrazioni e storie sconosciute, omesse o dimenticate, sedimentate nel territorio roccioso di questa regione situata nel cuore della penisola anatolica e abitata fin da tempi remoti, caratterizzata da una conformazione geologica unica, animata da cavità, grotte, siti rupestri. Queste storie sono state mappate e fatte riemergere dal sottosuolo che le ha a lungo custodite grazie a una serie di carotaggi.
Racconti, documenti e leggende tramandati dagli abitanti del posto hanno guidato l’individuazione delle aree presso cui sono state effettuate le estrazioni.
Dal sito archeologico di Aşıklıhöyük, primo insediamento dell’Anatolia fino ad oggi noto e risalente intorno al 9000 a.C., a Keyişdere, la valle del monasteri scavati nella roccia, talmente affollati da risultare impossibile distinguere dove finisce l’uno e comincia l’altro, fino alla diocesi della Chiesa greco-ortodossa (oggi non più operante) di Mokissos, antica città bizantina che fu ricostruita dall’imperatore Giustiniano I nel VI secolo d.C.
I carotaggi sono stati condotti presso i siti: Gökçetoprak, Aşıklıhöyük, Ihlara Valley, Çavuşin e Mokisson, che sono stati individuati grazie alle ricerche condotte in collaborazione con Atıl Ulaş Cüce, Emin Naci Akkuyu, İkizler Seramik e Mükremin Tokmak. Durante la fase preliminare di indagine, altre aree sono state individuate attraverso la raccolta di materiale documentario e sopralluoghi, senza che vi si potessero effettuare i relativi carotaggi a seguito delle pratiche connesse ai permessi per effettuarli. Tra esse il sito vulcanico di Göllödag, Pasabag, Sofular, Mustafapaşa e Ağzikarahan.
Dopo essere stati esaminati da un geologo, i carotaggi sono stati esposti all’interno dei loro contenitori standard presso la Villa Hacı Nuri Bey ad Avanos, in occasione della mostra collettiva Ways Out From The World. Attualmente sede dell’ufficio del turismo e museo, la villa era in principio l’abitazione privata del suo omonimo proprietario. Originario di Avanos, Hacı Nuri Bey (1878-1941) fu medico militare durante la Prima guerra mondiale, insignito di medaglie e riconoscimenti, e trascorse gran parte della sua vita a Istanbul per poi ritirarsi nella cittadina natia al momento del pensionamento, nel 1931. Mosso dal desiderio di ricreare un angolo della capitale turca ad Avanos, ampliò verso il 1934-36 la modesta casa di famiglia, che divenne l’originale villa che oggi conosciamo. Questa si siluppa su tre piani intorno a un cortile scandito da arcate, e presenta decorazioni in pietra e legno che riflettono il gusto degli edifici di Istanbul. Oltre al merito militare, Hacı Nuri Bey fu una figura di rilievo per il suo ruolo di benefattore: adottò due bambini e curò gratuitamente gli ammalati, adibendo parte della sua abitazione a clinica. Dopo sua morte, la villa attraversò alterne fortune, gli eredi la affittarono all’amministrazione Tekel, i monopoli di stato turchi, gli oggetti di valore e l’arredo furono venduti o andarono perduti nel corso del tempo. Nel 1996 la villa fu espropriata dal Ministero della Cultura e del Turismo per essere trasformata in museo.
Il titolo dell’esposizione Ways Out From The World è una citazione dall’omonimo libro (1990) del poeta e artista Sami Baydar, e raduna opere che sappiano offrire una visione alternativa alla realtà quotidiana, evocando ciò che non è ancora emerso, che non è ancora visibile o che deve ancora accadere. La mostra rientra nel programma Cappadox 2017, a cura di Fulya Erdemci, Kevser Güler e Ilgın Deniz Akseloğlu, (18 maggio – 11 giugno 2017), che promuove il dialogo tra pratiche artistiche contemporanee e la complessa geografia della Cappadocia, stimolando ricerche sviluppate localmente.
In seguito all’esposizione, i carotaggi sono stati riposti all’interno di un contenitore in ferro, sigillato e sotterrato, trasformandosi in una Time Capsule, una “macchina del tempo”. Essa è stata sepolta presso il villaggio di Bozcaköy, nel distretto di Avanos (provincia di Nevşehir), segnalata da una lastra in granito con incise sulla superficie le date di sotterramento e di riesumazione, quest’ultima prevista dopo un secolo, e le cui coordinate di geolocalizzazione sono state trasmesse all’International Time Capsule Society (ITCS) di Atlanta.
In corrispondenza di ogni punto di carotaggio sono state apposte le placche che riportano i dati dell’estrazione.